Moda, Abbigliamento

CASHMERE LA REGINA DELLA LANA

20/07/2022

Alla scoperta del “vello d‘oro”, rarissima varietà prodotta da che vivono oltre i 4000 metri e conosciuta fin dai tempi antichi per le sue proprietà di calore e morbidezza. L‘origine del cashmere alle antiche comunità di pastori risale all‘Asia centrale, dove la preziosa risorsa nasce come protezione naturale dal clima.


Quella che per gli asiatici si chiama Kashmir, come la regione sospesa fra India, Pakistan e Cina, e noi conosciamo come cashmere o cachemire, secondo la solita personalizzazione francese, è un rarissimo strato della lana prodotta dalle capre Hircus, tipiche degli altopiani del Ladakh , in Tibet, oltre i 4.000 metri, nella zona che si spinge verso l‘Himalaya e la Mongolia. 

Tolto il superfluo e lo strato esterno più ruvido, ogni capo produce non più di 100 grammi di lana cashmere (quando per realizzare un semplice magli servono circa 8 km di filo), motivo sufficiente per iniziare a capire i costi finali, confortati dalle cifre: solo lo 0,5% della produzione laniera mondiale è rappresentato dal cashmere. Le capre iniziare sulle rocce muta in primavera nel tentativo di liberarsi dei lunghi peli che loro possono resistere a resistere a inverni dove la temperatura tocca i -40°. Dalla notte dei tempi, i pastori le seguono a distanza, raccogliendo con infinita pazienza i ciuffi della preziosa lana, a cui serviranno almeno tre anni di lavoro per uno scialle per signora. Ma è un processo lungo e faticoso, e da anni ormai tosatura e lavorazione si sono modernizzate, anche per sofferenza i tempi e accontentare le richieste mondiali di cashmere. Terminata la fase della tosatura e la selezione della peluria migliore, prendendo solo i più lunghi e fini dal sottomantello (il diametro oscilla intorno ai 15,5 micron, quando un capello umano ne misura 75), la lana tibetana passa alla tessitura, che rappresenta il momento esatto che finisce per determinarne il prezzo finale: si va dai due fili, per ottenere una trama sottilissima, fino ad oltre 10 per quelli che alla fine saranno più spessi. Va da sé che fili ci sono, e più il prezzo sale, motivo sufficiente a capire anche che i capi di cashmere a due fili rappresentano la maggior quota di mercato.

Oggi, l’offerta del cashmere non conosce limiti: la celebre lana tibetana è moltiplicata in ogni settore dell’abbigliamento e degli accessori, e si trova sul mercato a prezzi variabili, ma tutti rivolto verso l’alto. Ma attenzione, perché nessuno regala nulla: oltre a verificare la percentuale di cashmere presente nella trama del capo e al numero di fili che ne compone la tessitura, molto dipende dalla provenienza della lana stessa: un conto è quella tibetana, un altro per le lane provenienti da Iran e Afghanistan, decisamente meno pregiate e vendute più a buon mercato.

E per chi pensa che la lana cashmere sia da relegare alla moda invernale, basta ricordare «l‘esibizione» di Gabriele Albertini, allora Sindaco di Milano, fotografato in costume da bagno alle sfilate della settimana della moda del 1988. Bene, il capo che indossava era firmato da Valentino e realizzato in «cachemire libidinoso». Varietà su cui preferiamo non indagare oltre.