Tradizione, Icone

LA LIBERTA‘ FEMMINILE A BORDO DELLA VESPA

13/07/2022

La Vespa ha contribuito in modo determinante alla liberazione sessuale della donna. Nel 1946, quando venne presentata dalla Piaggio, le speranze di ogni maschio su una femmina da maritare erano riassunte da questo detto: «che piaccia, che taccia e che stia in casa». Fu proprio con la Vespa che le donne iniziarono a uscire di casa anche se molte critiche


Negli anni Quaranta molte critiche sono state mosse nonostante alle donne che accettavano il passaggio in Vespa si sedessero di traverso sul sellino posteriore (mai a cavalcioni come si usa oggi) per non creare scandalo. Davvero un altro orizzonte rispetto ai tempi contemporanei! L‘unica libertà in quel periodo era quella di uscire di casa per fare la spesa. Con la Vespa, prima, e con l‘automobile, poi, gli orizzonti femminili si allargarono.

Ma non fu una battaglia facile perché l‘abitacolo poteva diventare un luogo troppo intimo e appartato, violando così le regole di «bon ton», che abbandonare un presto mutate. Lo scooter permetteva addirittura di raggiungere la cosiddetta «camporella», con conseguenze facilmente immaginabili. Fino ad allora auto e moto erano state un privilegio maschile. Per questo se al semaforo si avvicinava la Fiat Seicento con una bella brunetta al volante, era facilmente prevedibile che qualche uomo avrebbe subito ironizzato: « Ma dove va quella? Ma che fa? Perché non resta a casa a fare la calza? Suo marito non le ha detto che le donne al volante sono pericolo costante? ». 

Le donne in verità, in casa ci, sempre meno. E la pubblicità registrava questa tendenza. Con gli Anni Cinquanta poi (epoca di Vacanze Romane, celebre pellicola dove gli artisti erano Gregory Peck e Audrey Hepburn ma la vera protagonista era la Vespa) si affacciarono nuovi bisogni. Televisione, lavatrice, qualcuno perfino la lavapiatti. Le vacanze non erano più un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti: ormai lago, mari, monti erano a portata di mano. Gli italiani cominciano ad averne abbastanza di scendere al bar per vedere la tivù. La volevano in casa. Per guardare Delia Scala, Mike Bongiorno, le gemelle Kessler, Lelio Luttazzi ei film del lunedì sera.

Poi, a fine mese, arrivavano puntuali le cambiali da pagare: il mutuo, l‘enciclopedia Conoscere, la Candy. Così lo ragazzo di papà non bastava più. E sui quotidiani iniziarono a comparire i primi annunci «AAA signora trentaseienne bella presenza automunita, moralità ineccep, cerca impiego mezza giornata». Insomma, prima con lo scooter del fidanzato, poi con la Seicento e la Cinquecento, la donna inizia a conquistare uno spazio di autonomia che fino allora le era stato precluso.

Queste forti emozioni affiorano nelle mostre o motoraduni dalla prima Vespa 98 del 1946 (bastava appoggiarla sul fianco, senza nemmeno il cavalletto...) alla 946 del 2012 oltre le rarissime serie Sport - con un modello unico in Europa - le «Scocca Piccola» , la 125, la 150 Granturismo, la Sidecar, la «Vespa del futuro» PX 1977, perfino le Vespa militari armati con tanto di bazooka e, addirittura, la Vespa a 4 ruote, una macchinina piccola piccola che oggi sarebbe provvidenziale per muoversi nel traffico moderno. A fianco, una panoramica unica sull‘ingegno e la creatività Piaggio: Ape, trattori agricoli, motori marini e il primo Ciao del 1968, l‘ultimo rivoluzionario progetto del papà di Vespa Corradino D‘Ascanio.

La Vespa era la preferita dalle donne e contribuì a rivoluzionare il rapporto fra uomini e donne, non più confinati in ambienti separati. Perché in Vespa ci salivano le coppie. Per le ragazze dell‘epoca fu uno strumento per rinfrancarsi ed emanciparsi: simbolo di svago e di divertimento, momento di evasione dal lavoro e dalla monotonia, possibilità di uscita dal focolare domestico. Immagine della libertà, senza distinzione di classe. Era il mezzo preferito dagli impiegati: perché così sul luogo di lavoro si arriva velocemente e mai disordinati.